Introduzione
La provincia fa risalire la sua origine all’inizio dell’Ordine, pertanto la sua fondazione può situarsi tra il 1244 e il 1256. Denominata durante gran parte della sua storia provincia di Lombardi, nel secolo XX, prima della creazione della provincia d’Italia, era conosciuta come provincia della Liguria. Nel 1518 la provincia manteneva 29 conventi, dei quali 18 erano considerati conventi maggiori abitati da circa 150 religiosi, mentre che negli undici restanti risiedevano poco più di una ventina di frati. Tra i cosiddetti conventi maggiori si trovava quello di “San Pietro in Ciel d’Oro” di Pavia, dove si custodiva il corpo di S. Agostino, condividendo la basilica tra gli Agostiniani e i Canonici Regolari. Le relazioni tra ambo gli ordini sempre furono molto tese, specialmente tra il 1509 e il 1629. Dato che la distribuzione geografica della provincia limitava a paesi dove si stava introducendo il protestantesimo, i priori generali prestarono durante il secolo XVI speciale attenzione perché la provincia di Lombardia non venisse contaminata dal Luteranesimo. Nel secolo XVII contava 47 conventi che furono ridotti a 36 nel 1652 a causa della soppressione innocenziana. La provincia si estendeva dal Piemonte e il Milanese, zone frequentemente sottomesse a guerre che mettevano in crisi lo sviluppo economico della provincia. A partire dal 1736 si costata un rilassamento generalizzato dell’osservanza, che aumentò sempre più a causa dell’intromissione del potere politico nella vita religiosa. Il priore generale Francisco Javier Vázquez (1753-1785), cercò di unificare le tre congregazioni di osservanza esistenti nel territorio (degli Scalzi, della Lombardia e di Genova) con la provincia, però non riuscì nell’obiettivo a causa soprattutto della resistenza delle congregazioni d’osservanza. Durante questo periodo, ebbero fama nella provincia il P. Egidio Consoni, chiamato “la biblioteca ambulante” per la sua memoria particolare, il predicatore P. Agostino Omodeo e i teologi Nicola Agostino Straforelli, Giuseppe Bertieri e Nicola Frederico Gavardi. Con l’invasione francese del nord d’Italia, il territorio sul quale si estendeva la provincia, cadde sotto il controllo degli invasori che nel 1807 decretarono la soppressione della stessa. Tra gli avvenimenti rivoluzionari e l’egida napoleonica, si iniziò con il nome di Provincia Liguria-Piamonte, un intento di recupero, per la provincia fu soppressa nel 1855 dalle autorità civili, rimanendo unicamente le comunità di Genova, Celle e Savona, abitate da pochissimi religiosi che, senza dubbio, daranno origine più tardi alla provincia della Liguria. La vita riprese con una certa normalità anni dopo e la provincia celebrò il suo primo capitolo provinciale nel 1883 e recuperò il suo regime ordinario il 30 marzo del 1921 per decreto del priore generale P. Tomás Giacchetti (1920-1924). Il secolo XX non è stato facile per le province italiane. Bisogna tener presente le relazioni molto tese esistenti tra la Santa Sede e il Regno d’Italia, il fascismo e le due Guerre Mondiali. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale la provincia aveva sei conventi e 54 religiosi, tra di essi, 38 sacerdoti, 4 professi e 12 fratelli laici. Nel 1994 la provincia aveva cinque comunità: il venerabile convento di San Pietro in Cieldoro di Pavia, dove si custodisce il corpo di S. Agostino, che era la sede del priore provinciale, lo storico convento della Consolazione di Genova e le case di Loano, S. Rita di Milano e la Consolazione di Savona e il numero di religiosi era sceso a 34. Nel capitolo generale celebrato a Roma nel 1996, venne presa la decisione di creare la provincia d’Italia, unificando le sette province fino ad allora esistenti e tra di esse quella della Liguria. Juan José Vallejo Penedo, OSA