Introduzione
Nella Repubblica della Colombia, la nostra provincia agostiniana è conosciuta con il nome della sua Patrona: Nostra Signora della Grazia. E poiché c’è solo una provincia, si dice semplicemente simplemente Provincia Colombiana. L’arrivo degli Agostiniani in Colombia (anticamente, Nueva Granada: prima Presidenza e poi Vicereinato), presentò un carattere atipico; all’inizio fu in forma «individuale» e dopo già, come corporazione. In effetti, il primo agostiniano che si presentò a Santa Fe, città capitale della di Nueva Granada, fu il P. Vicente de Requejada, della provincia di Aragón (Spagna). Venne come cappellano (insieme con il chierico Juan de Verdejo) delle truppe comandate dall’esploratore del Venezuela, Nicolás Federmann, nell’anno 1538. Federmann ritornò in Venezuela; don Juan de Verdejo si fermò come parroco di Santa Fe e il P. Vicente de Requejada fu il suo coadiutore. L’anno dopo, il P. Vicente viaggiò per fondare a Tunja con don Gonzalo Suárez Rendón, a cui era stato commissionato per questo fine. Lì rimase come primo parroco. Morì a Villa de Leiva il 20 luglio del 1575. Il secondo agostiniano che arrivò a Nueva Granada fu il P. Fr. Agustín de Coruña, in qualità di Vescovo di Popayán. Vi giunse nel 1566 e il 30 maggio presentò le sue Bolle a Santiago de Cali, dove risiedeva il governatore di Popayán. Molto presto si trasferì dalla sua diocesi di Popayán, accompagnato da due padri agostiniani: Fr. Francisco de Arboleda e Fr. Baltasar García; con loro istituì il primo convento agostiniano a Nueva Granada, chiaramente consacrato totalmente al servizio della diocesi. Con la stessa finalità costruì il convento di Cali nel 1578. Stabilì anche a Popayán un convento di Monache Agostiniane e lasciò denaro sufficiente per fondare, dopo la sua morte, un altro convento agostiniano di monache, chiamato dell’Incarnazione, che funzionò fino a quando fu espropriato nel secolo XIX. Dopo la morte del venerabile Vescovo, di questi conventi si incaricò la provincia di San Miguel de Quito. Considerando ora l’arrivo della corporazione Agostiniana in Colombia, dobbiamo dire ciò che segue: la prima fondazione che effettuò l’Ordine di S. Agostino in terra sudamericana fu nella città di Lima, a metà del secolo XVI. Da quest’epoca, i nostri padri iniziarono una grande crescita, sia per quanto riguarda il personale, sia per i territorio. Iniziarono a consolidarsi nel Perù e nella regione che oggi viene denominata «Bolivia». Dopo si diressero al sud e al nord, fondando in Cile, la provincia di Nostra Signora di Grazia; e a Quito, la provincia di San Miguel. Le due province di Quito e Perù, intervennero nel periodo precedente alla formazione della provincia agostiniana a Nueva Granada, nel modo seguente: Il definitorio di Quito mandò ad edificare un convento agostiniano nella città di Tunja, nel 1574. A sua volta, la provincia del Perù, inviò un rappresentante a Santa Fe, per fondare il convento di S. Agostino, nel 1575. Appare come primo priore, il P. Juan Luis Próspero Tinto, eletto poco dopo, provinciale del Perù. Chiuso momentaneamente il convento di Tunja, i frati si raccolsero nel convento agostiniano di Santa Fe. Nel 1578, fu ristabilito il convento di Tunja, compiendo tutti i requisiti legali. Poco dopo, il provinciale di Lima, Fr. Alonso Pacheco ordinò il ritorno dei suoi religiosi alla provincia Peruana, e il convento di Santa Fe di S. Agostino rimase a carico della provincia di Quito.
L’iniziativa immediata di creare la provincia Colombiana bisogna attribuirla alla provincia di Quito. Nel considerare la vastissima estensione territoriale che aveva la provincia di Quito (da Loja, al sud dell’Ecuador fino a Cartagena, nella Costa Caribe e Venezuela), che impediva, sotto ogni aspetto, il buon governo provinciale, i frati accettarono la convenienza che la provincia di Quito si dividesse in due. Per questo motivo, nel 1595, inviarono una lettera al re Filippo II, manifestando la necessità di dividere i conventi tra le due province: quella di Quito e quella del Nuevo Reino de Granada. Ricevuto il parere favorevole reale, i frati si diressero dal padre generale dell’Ordine, che a quel tempo era il P. Andrea Fivizzani, il quale rispose con due documenti, prodotti rispettivamente, i giorni 6 e 8 febbraio del 1596. Nel secondo, dice: «Se ha inviato un documento autentico al provinciale di Quito, manifestandogli: 1.- Ci siamo rallegrati profondamente per la celebrazione del capitolo e per l’elezione del nuovo moderatore, canonicamente eletto; che abbiamo confermato gli atti e che tutto abbiamo rimesso al provinciale. 2.- Che la provincia, per motivo dell’enorme distanza tra i conventi, si possa dividere in due, con l’elezione dei due provinciali…». Il 14 luglio del 1597, lo stesso P. Fivizzani mandò un Comunicato, ricordando che la divisione giuridica della provincia era un fatto compiuto e che adesso era tempo di renderla effettiva. Ma, bisognava aspettare fino a metà dell’anno 1601, per raggiungere la realizzazione del desiderato proposito. Effettivamente, nel mese di luglio dello stesso anno, si riunì il capitolo provinciale della provincia di Quito, nel convento di San Nicola di Cali. Vennero nominati due provinciali: il Agustín Rodríguez de Silva per la provincia di Quito e il P. Alonso Ovalle de Escobar per la provincia di Nueva Granada. Quito rimase con i conventi situati al sud di Cali (incluso), fino a Loja. Gli altri conventi che si trovavano a Cali (escluso) verso il nord, fino a Cartagena de Indias e Venezuela, costruirono la nuova provincia agostiniana di Santa Maria della Grazia nel Nuovo Regno di Granata. La conferma canonica di questa divisione la spedì il P. Generale Ippolito di Ravenna, mediante la Lettera, datata il 4 novembre del 1603.
La provincia iniziò con i conventi di Tunja, Santa Fe, Villa de Leiva, Cartagena de Indias, Pamplona, Mérida e san Cristóbal, con 152 religiosi, senza contare quelli che vivevano nelle parrocchie e nelle missioni che probabilmente potevano essere, molti di essi, gli stessi, tenendo in conto la tattica utilizzata per lavorare a turno nel luoghi menzionati. In relazione all’opera che portarono avanti gli Agostiniani a Nueva Granata, osserviamo che moltiplicarono il loro lavoro espansionistico, istituendo molti conventi e chiese nei luoghi dove arrivavano. Ricordiamone alcuni: convento de la Candelaria, nel1604; convento de Panamá nel 1612; convento de Otengá nel 1630; convento de Maracaibo nel1634; convento de Barinas nel 1774 e tanti altri. Tutti ben caratterizzati per il culto, la predicazione della Parola e l’attenzione sacramentale dei fedeli, nelle rispettive chiese. Questo nell’ambito istituzionale. Per quanto riguarda l’area missionaria ed evangelizzatrice, ricordiamo che gli agostiniani hanno portato avanti molte missioni che oggi sono la Colombia e Venezuela. Più precisamente in Venezuela vennero martirizzati quattro missionari, denominati i martiri agostiniani di Aricagua. Questo aspetto è ben studiato dai Padri José Pérez Gómez e Fernando Campo del Pozo, agostiniani. In relazione all’area educativa e culturale, dobbiamo notare che fin dall’inizio, la provincia si propose di dare impulso agli studi per i propri frati e anche per altri da fuori. Di conseguenza, nel 1603, aprì nel convento di Villa de Leiva, una scuola di grammatica per i religiosi e i secolari. Lo stesso si fece a Tunja e in altri conventi. Come episodio di spicco nell’azione educativa e culturale degli agostiniani in Nueva Granada, segnaliamo la fondazione dell’università di San Nicola di Bari o di Mira, che è lo stesso del Papa Innocenzio XII, mediante la Bolla Ex injuncto Nobis, con data 24 aprile 1694. L’università iniziò a lavorare con grande elogi, nel convento di S. Agostino, però molto presto acquisì un locale proprio, conosciuto con il nome di Collegio di san Miguel.
L’eclissi della provincia iniziò nella seconda metà del secolo XVIII, dovuta all’azione persecutoria, resa però effettiva da Carlo III, grande avversario degli ordini religiosi. Per quel che concerne la nostra provincia, il re si avvalse, per i suoi piani, del visitatore generalizio Fr. Juan Bautista González, designato dallo stesso, che attuò a Nueva Granata, più come sbirro del re che come rappresentante del padre generale. Agendo in modo capriccioso, destituì il padre provinciale e lo esiliò in Spagna; dopo, destituì il rettore dell’università, proibendogli di vivere a Santa Fe. Dopo soppresse l’università e vari conventi. L’edificio Colegio de san Miguel lo svendette per quattro mila pesos, infatti, per i suoi contemporanei, valeva sessanta mila. Certamente i quattro mila pesos li utilizzò per le sue spese personali. Raggiunti tutti questi mali per il piacere del re, ritornò in Spagna. I padri di Nueva Granada si appellarono al padre generale ed egli rispose ordinando che l’università continuasse a funzionare nel convento di S. Agostino. Ricordiamo una figura di spicco della provincia che promosse molto l’università, il P. Diego Francisco Padilla, uomo insigne tanto dal punto di vista civile che ecclesiastico, e rinunciò anche alla mitra. Nel convento di S. Agostino, perdurò l’università fino al 1861, quando fu confiscata e fatta scomparire, insieme al convento, per ordine tirannico del governo nazionale, presieduto da Tomás Cipriano de Mosquera. Per quanto riguarda la provincia, nel secolo XIX, le cose peggiorarono sempre di più. A ciò si aggiunse il fatto della costituzione apostolica Inter graviores causas, pubblicata il 15 maggio del 1804, dal Sommo Pontefice Pio VII, su istanza di Carlo IV, la quale ruppe la comunicazione della provincia con il padre generale. Subito dopo scoppiarono le guerre di indipendenza e i patrioti vincitori, imbevuti di idee antireligiose della rivoluzione francese, guardarono gli ordini religiosi, come a tanti prestanome delle autorità peninsulari, attraverso le quali, procedettero a togliergli tutti i beni. Alla fine, la provincia rimase solamente con le parrocchie regolari (abbastanza povere) di Bojacá e Facatativá e la chiesa semidistrutta di S. Agostino di Bogotà. Non c’era più vita religiosa, né formazione, né studi; i frati sopravvissuti si dispersero, vivendo ognuno per proprio conto. Solo un piccolo gruppo di «coraggiosi» si impegnò nel ridare vita alla provincia.
L’ultimo provinciale, nominato dalla nunziatura apostolica, Fr. Pedro Salazar, andò a Madrid e Roma, e alla fine conseguì che il p. generale Tomás Rodríguez, ordinasse alla provincia delle Filippine di incaricarsi di rivitalizzare la provincia Colombiana; lo accettò però come vicariato. Questo significava che non vollero incorporarsi alla provincia, come lo fecero i padri recoletti nel 1888. I risultati furono diversi: i recolletti nel 1912 avevano 80 religiosi, mentre tra gli agostiniani, come dice il P. Juan Gavigan: «Solo nel 1942 fu possibile registrare il primo colombiano nel libro delle Professioni». Il vicariato venne convertito in commissariato nel 1927; il commissariato fu dichiarato provincia a regime sospeso dal capitolo generale del 1971. Finalmente, il capitolo generale del 1989, ripristinò la provincia a regime ordinario. Il decreto capitolare fu messo in esecuzione dal priore generale Miguel Ángel Orcasitas, il 25 novembre 1989. Bisogna ricordare che oltre la provincia spagnola delle Filippine, le massime autorità della Chiesa si sono mostrate sempre attente a rafforzare il processo di restaurazione. Per esempio, secondo la testimonianza degli archivi: i Papi Leone XIII e Pio XI. Il cardinale Mariano Rampolla e i nunzi apostolici Di Pietro e Giovanni Battista Agnozzi. Come evento notevole nella storia della restaurazione, registriamo la nascita del pellegrinaggio alla Nostra Signora della Salute di Bojacá, durante la decade degli anni quaranta; i suoi grandi promotori furono il P. Eliseo de Álava e Fr. Higinio Hernández. Questo permise l’apertura della scuola apostolica, diretta da P. José Marcos e l’acquisto della scuola per il liceo di Cervantes a Bogotá. La recuperata provincia iniziò la sua nuova vita con 37 religiosi sacerdoti: 22 ascritti e 15 affiliati, più due fratelli: uno ascritto e un altro affiliato. Vari di questi in questo tempo erano professi, adesso sono ordinati. Attualmente ci sono 26 sacerdoti affiliati, due diaconi e due professi solenni. Non contiamo 4 sacerdoti e un diacono che hanno il permesso dell’assenza extra domum. Ci sono anche 10 sacerdoti ascritti, 15 professi semplici e un novizio. In totale, 56 religiosi.
Luis Alberto Monroy B., OSA