Introduzione
Chiamata anche Ultramarina o di Cipro. Mai ha avuto conventi in Terra Santa, poiché la fondazione della provincia avvenne quando i crociati avevano già perso la Terra Santa. I religiosi erano, nella loro maggioranza, ciprioti, cretesi e di Corfù o di altre isole minori dell’Egeo e dello Jonio. Portò sempre avanti una vita precaria che peggiorò con la caduta di Costantinopoli nelle mani dei turchi nel 1453. Nel 1518 possedeva dieci conventi nelle isole del Mediterraneo orientale, nelle coste greche e nelle isole dell’Egeo e dello Jonio. Nel 1524 un’epidemia di peste decimò profondamente i religiosi della provincia e la rovina della stessa iniziò con la conquista dei turchi nel 1525 dell’isola di Rodi. Nel 1547 aveva circa sessanta membri (28 sacerdoti, 20 chierici e 20 fratelli laici) e nel 1570 praticamente tutti i luoghi dove c’erano conventi agostiniani erano passati sotto il dominio turco e rimanevano solo due o tre conventi nelle isole veneziane dell’Adriatico, passando il controllo della stessa alla custodia diretta dei priori generali. In ogni modo, la provincia continuò ad inviare rappresentanti ai capitoli generali durante la prima parte del secolo XVII e nel 1624 Propaganda Fide fu informata del buon lavoro pastorale che realizzavano gli agostiniani a Corfù, Creta e Cipro, e questo ci fa supporre che, anche se furono distrutti i conventi, i religiosi continuavano ad essere presenti in quei luoghi in modo nascosto. Nel 1639 esistevano quattro piccoli conventi e una decina di religiosi sacerdoti. Tra i religiosi la provincia aveva alcuni di rito maronita, specialmente tra i membri dei piccoli conventi di Nicosia e Famagosta di Cipro. L’ultimo dei conventi della provincia fu quello di Corfù, che si mantenne durante il secolo XVIII, e con esso si conservava lo status di provincia per il desiderio di mantenere la tradizione all’interno dell’Ordine di avere una provincia che unisse la terra di Gesù con l’Ordine di S. Agostino, però le molteplici guerre locali fecero lasciare anche quest’ultimo convento alla fine del secolo XVIII.
Juan Josè Vallejo Penedo, OSA